Se l’estate non è tutta mare e tintarella, un tocco di poesia non può che arricchire di un valore aggiunto le calde notti di plenilunio. Soprattutto se chi scrive è Anna Vasta, poetessa catanese quotata, che affida alla sua ultima raccolta di liriche, Sposa del vento, edita da Prova d’Autore, il compito di evocare ricordi del passato, rimpianti, amori perduti, sconfitte, con l’unico appiglio sicuro della classicità, che ricompone nella catarsi il dolore, senza mai lasciarlo sprofondare nella disperazione. Nessun ricorso a consolatorie soluzioni trascendenti dunque, né a speranze illusorie. Solo un abbandonarsi al Nulla di leopardiana memoria, al Tempo e alla sua inesorabile forza trascinante. Dopo I Malnati (2004) e Quaresimale (2006), la poesia si fa oggi “sposa del vento”, unico “soffio” divino che l’autrice può concepire, e che l’accompagna nell’interpretare il mistero della vita. Quasi epitaffi, i suoi versi brevi e intensi non fuggono via come la vita. Piuttosto, si imprimono nella memoria come ammonimenti che ci ricordano, con rasserenata malinconia, il nostro essere effimeri.
“Un soffio mi alitò / sulle labbra / la vita fuggì / come sabbia”
“Un soffio mi alitò / sulle labbra / la vita fuggì / come sabbia”
Giuliana Papa
2 commenti:
Non ho letto le poesie, ma quel verso che citi alla fine l'ho già utilizzato.....facendolo interagire con un altro verso, stavolta di Goethe.
E quali sono questi versi di Goethe? mi hai incuriosito...
giuly
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