Lapilli nr.29 - Dicembre 2011

lunedì 23 maggio 2011

La Dea di Morgantina torna a casa

La Dea di Morgantina, rubata 30 anni fa e venduta al Paul Getty Museum di Malibu, ritorna a casa, ad Aidone.
Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, nel giorno dell'apertura del Museo che ospita la statua, ha detto: "La statua è arrivata qui, deve restare qui, e qui resterà". E il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan: "Può restare se c'è un circuito che cresce, una bellezza del genere deve essere portata nel mondo, chiedendo delle royalty".
La statua alta 2,30 metri, realizzata secondo lo stile della scuola di Fidia, è stata realizzata con due tipi di materiali: il calcare per il corpo e il marmo per la testa e le braccia. La statua è stata erroneamente denominata Venere di Morgantina, ma in realtà si tratterebbe di una divinità assai venerata nella Sicilia classica: Demetra o Kore.
La statua fu acquistata nel 1988 dal Paul Getty Museum, per 18 milioni di dollari, e dopo anni di pressioni diplomatiche sugli Stati Uniti, venne restituita all'Italia. Infatti, all'apertura del Museo di Aidone hanno partecipano anche dei rappresentanti del museo di Malibu, il console statuntense di Napoli, Donald Morre, Luis Godart, il consigliere del presidente della Repubblica per il patrimonio artistico, che ha "portato il saluto del Capo dello Stato" e Francesco Rutelli, l'ex ministro ai Beni culturali che aveva favorito il ritorno della statua, che si è detto "felice per la conclusione di un accordo che porterà grandi opportunità al Paese e alla Sicilia".
Galan ha visitato anche la Villa romana del Casale di Piazza Armerina, ed ha indicando che il polo archeologico di Enna si arricchisce, grazie all'arrivo della Dea, degli acroliti e degli argenti di Morgantina, ed ha osservato: "straordinario, ma bisogna essere bravi per trasformarla in una cosa pratica. Piazza Armerina fa 500 mila visitatori l'anno, con l'arrivo della Dea devono diventare almeno 700 mila, creando un circuito. Se così non dovesse essere, sarà il fallimento delle politiche di promozione e valorizzazione. Io spero il contrario, che la Regione Sicilia, che è autonoma, sappia raccogliere un'occasione che è davvero straordinaria. Noi la Dea gliela abbiamo riportata, ma adesso devono farci vedere come si fa...". Inoltre, il ministro annuncia una prossima legge "contro il furto del patrimonio storico italiano, perchè nessuno per questo reato va in carcere. Ho un'idea ma non faccio annunci".
Il presidente Lombardo ha continuato: "Nella zona ci sono tre grandi distretti che mettono insieme altrettante civiltà: quella sicula, quella greca e quella romana. In questo contesto territoriale si può costruire un grande distretto di valore nazionale e internazionale".
La Dea di Morgantina è ospitata nel salone del convento dei frati francescani del 1600, che la Regione ha trasformato in museo.

giovedì 10 marzo 2011

Rinvenute a Marsala delle antiche terme

La Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani ha informato di aver fatto "eccezionali scoperte" nel parco di Capo Boeo, a Marsala. Negli scavi diretti da Rossella Giglio, dirigente dell'unità operativa per i Beni archeologici della Soprintendenza di Trapani, sono stati rinvenuti un impianto termale perfettamente conservato, mura alte più di due metri, una porta di accesso all'antica città dal porto e un ulteriore tratto del decumano (strada lastricata) maggiore.
"Il risultato più importante riguarda la scoperta del monumentale lastricato che riveste l'asse principale est-ovest della città antica. E' importante sottolineare - precisa Rossella Giglio - che le aree di scavo archeologico all'interno del parco di Capo Boeo hanno interessato punti nodali della topografia della città antica, relativi sia all'abitato e alle strade che delimitavano gli isolati sia alle fortificazioni costiere".
"Le ricerche odierne sono state finalizzate alla verifica scientifica della grande area archeologica di Capo Boeo. Si evidenzia, inoltre, che l'estensione del decumano finora messo in luce è di circa 110 metri, mentre l'intera larghezza ricostruibile dell'arteria stradale, compresi i marciapiedi, è di 9,20 metri. I canoni del decoro architettonico della strada romana prevedevano, oltre al lastricato di calcare compatto bianco, anche delle canalette di scolo laterali realizzate con mattoncini collocati secondo uno schema a spina di pesce; un gigantesco collettore fognario attraversava il decumano in corrispondenza dell'incrocio, ad angolo retto, con un altro asse stradale".
Alessandro

lunedì 14 febbraio 2011

Trovati i guerrieri che ad Himera si opposero a Cartagine

Durante gli scavi archeologici svoltisi dal settembre del 2008 al dicembre del 2010, nell'antica colonia greca di Himera, presso Termini Imerese, sono state scoperte le tombe dei guerrieri che contrastarono l'espansionismo cartaginese in Sicilia, tra il 480 e il 409 Avanti Cristo.
L'archeologo Stefano Vassallo spiega: "A Himera abbiamo fatto una scoperta straordinaria: circa cento soldati sepolti in varie fosse comuni che contengono fino a 59 cadaveri. Uomini giovani morti in due diverse battaglie che hanno avuto luogo davanti alle mura di Himera, nel 480 e nel 409 avanti Cristo contro i cartaginesi. Cadaveri di guerrieri che presentano i segni delle lance che li ferirono a morte". "Nella prima battaglia del 480 avanti Cristo, che è lo stesso anno di Salamina, i greci di Sicilia: imeresi, agrigentini e siracusani, guidati da Gelone da Siracusa, sconfissero i cartaginesi".
La colonia greca di Himera fu fondata nel 648 a.C. da Calcidesi di Zancle, ovvero Messina, e da esuli siracusani. Oggi vengono alla luce i resti dei soldati che morirono per difendere l'antica colonia di Himera dall'inarrestabile avanzata dei Cartaginesi che volevano conquistare l'isola. La scoperta è dovuta alle operazioni di scavo condotte dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo.
"In quel periodo - continua l'archeologo Stefano Vassallo - era in atto un tentativo dei cartaginesi di fare conquiste territoriali. Con questa vittoria le colonie greche di Sicilia godettero di un periodo di prosperità e di espansione demografica. Non è un caso che alcuni dei più importanti templi greci di Sicilia, tra cui quelli di Selinunte e Agrigento, furono edificati dopo la vittoria". Una vittoria che fermò momentaneamente l'avanzata dei cartaginesi nell'isola, che però in seguito riprese e nel 409 a. C. terminò con la conquista di tutta la Sicilia. "Arrivando da Palermo e da Marsala, l'antica Lilibeo, i punici si presero la rivincita distruggendo Himera che venne abbandonata per sempre. In quattro anni i Cartaginesi conquistarono tra l'altro Selinunte e Agrigento."
Inoltre, è stata anche portata alla luce una necropoli con 9.500 sepolture, risalente al periodo compreso tra il VI e V secolo. I materiali di straordinario valore che sono stati scoperti, riguardanti la vita quotidiana nelle colonie greche in Sicilia di quel periodo, verranno esposti nel museo del Parco Archeologico di Himera.
Alessandro

lunedì 22 novembre 2010

Recuperato il tesoro di Morgantina trafugato negli USA

Gli Argenti di Morgantina, o Tesoro di Eupòlemos, ritorneranno il 3 dicembre ad Aidone, luogo d'origine dei reperti. I sedici pezzi d'argento dorato d'età ellenistica, che furono trafugati trent'anni fa nei siti nei dintorni di Enna, venduti in aste clandestine internazionali e infine, nel 1984, acquistati dal Metropolitan Museum di New York, dove rimasero esposti fino al 2009.
Gli Argenti saranno esposti nel Museo Archeologico di Aidone, accanto agli Acròliti di Demetra e Kore (recuperati anch'essi dagli USA) e dove, a primavera, saranno raggiunti dalla statua della Venere di Morgantina.
L'esposizione museale degli Argenti è stato ideata dal direttore del Parco Archeologico di Morgantina, Enrico Caruso; e oltre ai sedici pezzi, l'esposizione comprenderà diversi reperti inediti risalenti al III secolo a.C. e provenienti dalla casa di Eupòlemos, il proprietario del tesoro: un'àrula (altare domestico), vasellame, anelli, spatole e stiletti in bronzo, vasetti e due monete, una sikeliòtan, la moneta coniata proprio a Morgantina intorno al 212 a.C. con l'effige di una dea, forse Persefone o Demetra, e una moneta da cento lire del 1978, con l'effigie della dea Atena e un ulivo.
Eupòlemos, nel 211 a.C., nascose il tesoro nella casa di un suo servo, allo scopo di sottrarlo ai romani invasori.
I reperti sono stati recuperati negli anni '90 dall'archeologo statunitense Malcom Bell, noto studioso di Morgantina e cittadino onorario di Aidone; grazie a lui si deve il recupero del tesoro trafugato negli USA.

Alessandro

lunedì 11 ottobre 2010

OMERO NEL BALTICO

La notizia della scoperta di una "mini-pompei" in Norvegia, sembra confermare l'ipotesi dell'ingegnere Felice Vinci, autore del libro 'Omero nel Baltico'.
Secondo Vinci, il ritrovamento della 'mini-Pompei' norvegese, una cittadina sepolta da una tempesta di sabbia nel sud della Norvegia, confermerebbe la teoria esposta nel libro "Omero nel Baltico. Le origini nordiche dell'Odissea e dell'Iliade", secondo cui Omero avrebbe ripreso le leggende di origine nord-europee ambientandole in Grecia, ma riferendo particolari che non si adattano alla geografia del Mar Egeo. Infatti, il popolo dei Feaci, i realtà, sarebbe vissuto nel sud della Norvegia e, secondo l'Odissea, il dio Poseidone minacciò "di coprire la loro città con una montagna", per punirla dell'aiuto fornito a Ulisse, mentre cercava di tornare ad Itaca. Perciò i Feaci avrebbero compiuto "un sacrificio di dodici tori" a Poseidone, per evitare tale minaccia. Un rito di cui hanno conservato il ricordo, tanto che nell'opera di Omero viene ripetuto quattro volte (Od. 13.152, 158, 177 e 183) nel giro di pochi versi.

Fonte: antikitera.net

Alessandro

Il Mediterraneo è il quarto mare al mondo per biodiversità

Il Mediterraneo è il quarto mare al mondo per ricchezza di biodiversità, secondo un censimento sulle creature marine eseguito dal Censum of Marine Life. Sono in tutto 230mila le specie marine censite nel mondo. La riceca s'è concentrata su 25 aree diverse, è durata 10 anni e impiegato 360 ricercatori di 80 nazioni. Secondo dati il Mediterraneo risulta al quarto posto per ricchezza della biodiversità, ma è anche il mare che è a rischio maggiore.
Le aree con le maggiori risorse biologiche, tra crostacei, pesci e alghe, sono il Giappone e l'Australia, con circa 33.000 specie, la Cina con 22.000 e il Mediterraneo con 17.000 specie della flora e fauna marine; segue il golfo del Messico - prima della marea nera - in cui vivevano 15.000 specie. Il 70 per cento delle risorse biologiche delle profondità ocenaiche, sarebbe ancora da scoprire. I crostacei costituiscono il 19 per cento di tutte le specie trovate, seguite da molluschi (17%), pesci (12%), alghe e protozoi entrambi al 10%. La categoria 'altri vertebrati' (mammiferi marini, tartarughe, uccelli marini) è pari al 2%. Il pesce più diffuso è il pesce-vipera che vive nel 25 per cento della zone studiate, mentre le altre specie più difuse sono le alghe e gli uccelli marini, che migrano per migliaia di chilometri. Il 7% delle specie che abitano il Mediterraneo sono esclusive del mare nostrum e non si trovano altrove, in ciò superato soltanto dall'Antartide con il 15 per cento di specie stanziali.
Come detto il Mediterrneo risulta il mare col maggior rischio di veder perdere tala "ricca biodiversità". Le cause sono note: l'uomo (l'area marina con il più alto numero di rotte commerciali) e i cambiamenti climatici. Alcune specie marine si sarebbero già ridotte del 90%.

Alessandro

martedì 5 ottobre 2010

SCOPERTA UNA MISTERIOSA CIVILTA' IN AMAZZONIA?

Il professore Augusto Oyuela-Caycedo, dell'Università della Florida, afferma che un'antica società avrebbe popolato l'Amazzonia. L'afferma sulla base della recente scoperta che la 'terra preta', un tipo di terra molto fertile, trovata in grandi quantità nel bacino amazzonico, che inizialmente si pensava fosse originata da paludi o depositi di cenere vulcanica, sarebbe in realtà il risultato di "un accumulo di terra con materia organica, carbone bruciato a basse temperature e cenere di fuochi". Inoltre, vi sarebbero notevoli concentrazioni di alberi da frutta nei siti archeologici e nelle aree circostanti, "alberi piantati da mani umane".
Betty J. Meggers, direttrice del Latin American Archaeology Program dello Smithsonian Institution, critica tale teoria: "il fatto di trovare tracce di occupazione nella foresta, dice, non implica necessariamente l'esistenza di una complessa civiltà composta da milioni di persone". E si domanda che fine fecero tutte quelle persone? E perchè gli unici abitanti della zona, oggi, sono piccole tribù nomadi?
Oyuela-Caycedo e altri studiosi, rispondono che questa società sarebbe scomparsa a causa delle malattie introdotte dagli europei.

Alessandro