Lapilli nr.29 - Dicembre 2011

mercoledì 3 giugno 2009

MAGGIO: UN MESE DI RICORRENZE

di Emilia Giuliana Papa

Un mese denso di anniversari, ricorrenze e appuntamenti importanti quello di maggio. Innanzitutto, i riflettori dei media sono puntati, per una volta, sulla cultura e sul mercato librario, ingiustamente mortificato dalla concorrenza di internet. “Lapilli” si associa alle iniziative di promozione del libro, che fioccano a tutti i livelli. Abbiamo visto aprire i battenti alla più prestigiosa Fiera Internazionale del Libro, quella di Torino, appuntamento annuale imperdibile per gli appassionati e gli operatori culturali dell’attuale panorama editoriale. Incentrato quest’anno sul tema dell’Io e del rapporto con l’Altro dai punti di vista sociale, psicologico, scientifico e soprattutto “politico”, aficionados, organizzatori dell’evento nonché 53 nuovi editori hanno proposto stand, laboratori, dibattiti con autori e convegni ricchi di spunti di riflessione interessanti, sulla base di un motivo conduttore quanto mai attuale.
Un Io malato e ipertrofico, quello dei giorni nostri, egoista ed edonista, incapace di confronto con l’Altro, che ha perso ogni senso civico e morale, ogni volontà di comunicare realmente per trovare punti di incontro e soluzioni operative al disagio crescente. Un Io che assiste impotente all’attuale crisi di valori, oltre che economica, nascondendosi ed esibendosi tutt’al più - in un vanesio gioco di specchi - dietro identità virtuali che a nulla giovano in concreto se non a contraffare la realtà e ad eluderne i problemi.
Uno di questi, che riempie le pagine dei giornali assieme all’ipotizzato divorzio di Berlusconi (e l’accostamento è tanto grottesco quanto tristemente reale), è il cosiddetto “pacchetto sicurezza” discusso e approvato in questi giorni, con particolare riferimento alla parte di ddl relativa agli immigrati. In poche parole – ed ecco tornare al leit motiv della Fiera – la risposta del Governo al problema del rapporto ormai alterato con il Diverso, icona del Male, rappresentato da quegli extracomunitari che ormai affollano le nostre strade, lavorano nelle nostre case, assistono i nostri anziani e i cui figli frequentano le nostre scuole. Con buona pace del Premier che sembra – in modo del tutto anacronistico – negare l’esistenza stessa di una società multietnica in Italia. Che ormai è un fatto, non un pericolo da scongiurare. Ebbene, in questi giorni è stato votato un decreto legge sul fenomeno immigrazione, rigido e inflessibile, che pare non lasciare -di fatto- alcuno spiraglio neppure per chi chiede asilo politico, quasi fossero irrilevanti i sottili “distinguo” tra delinquenti e persone per bene in difficoltà, quasi che unico scopo fosse rifiutare in blocco i migranti in quanto diversi, in contrasto con ogni principio di solidarietà e con ogni diritto di accoglienza, peraltro sancito dalla Costituzione.
Inutile ribadire che netta è stata la disapprovazione da parte non solo dell’opposizione, ma anche di esponenti di primo piano della CEI, del Vaticano e di autorevoli giornali cattolici nonché, naturalmente, degli organismi internazionali. Se poi spostiamo la nostra attenzione dal nostro Canale di Sicilia alla cosiddetta “Padania”, restiamo esterrefatti di fronte alle dichiarazioni di un Salvini leghista che, facendoci evocare ricordi lontani di eventi consegnati alla storia, propone di riservare alcuni vagoni della metropolitana di Milano soltanto ai cittadini meneghini. E fioccano altre rimostranze e proteste cui questa volta si associa persino il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Si richiedono spiegazioni. Si risponde che si è soltanto trattato di una boutade, di una provocazione (di pessimo gusto, vien da aggiungere). In definitiva, speriamo di sbagliarci, riteniamo però che questo stato di cose sia la spia più che attendibile di una insofferenza sociale e di una tendenza verso traguardi xenofobi e razzisti da non sottovalutare.
Ma cambiamo argomento. Non mi sottraggo alla tentazione di ricordare un altro anniversario che smentisce, per fortuna, il pessimismo poc’anzi espresso sull’attuale Io malato e privo di senso della comunità: il 23 maggio 1992 moriva Giovanni Falcone, stroncato nell’attentato di Capaci dopo una lunga carriera di magistrato, e una intera vita, dedicate al Bene Pubblico, all’antimafia e al perseguimento della Giustizia. Una sola considerazione ci soccorre in questi anni bui, e sono le sue stesse parole: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.
L’impegno profuso, nel nostro piccolo, attraverso le pagine di “Lapilli”, con le sole forze di una redazione armata unicamente di ideali e di penne per scrivere - tutt’al più di un pc portatile -conferma che le idee, quando sono buone, non si dimenticano. E camminano. In attesa che qualcuno, più competente e con più mezzi, le possa realizzare in concreto. Intanto, siamo arrivati a 2 anni da quel maggio 2007 in cui, un po’ per gioco e un po’ per passione, abbiamo iniziato la nostra avventura giornalistica. E questo è l’ultimo anniversario del mese, di certo il meno importante, che ci teniamo comunque a segnalare. Per i nostri lettori, speriamo sempre più numerosi. Buon compleanno, Lapilli!