Lapilli nr.29 - Dicembre 2011

mercoledì 20 agosto 2008

CURIOSITA' DAL MONDO...


"Il corpo umano è obsoleto"! È questo il concetto principale sul quale si basano le ‘opere’ di Stelios Arcadious, un eccentrico e controverso artista australiano di origine cipriota.
Gli artisti sono sempre un po’ stravaganti, ma lui ha di certo superato ogni limite… Si è fatto letteralmente appendere e sospendere con dei ganci per ben 25 volte! Ha fatto sì che il suo corpo fosse controllato da simulatori elettrici di muscoli connessi poi al computer. Si è esibito con una terza mano ed un terzo braccio robotico. Così facendo, ha cercato di mostrare la possibilità di estendere la capacità del corpo umano. E nel 2006 ha iniziato una nuova opera. Dopo aver creato da cellule un orecchio in laboratorio, per dieci anni ha cercato un chirurgo che accettasse la controversa operazione di impiantare l’orecchio nel suo avambraccio sinistro. Il suo prossimo desiderio? Lo rivela lui stesso senza troppi misteri: “Spero di poter impiantare un piccolo microfono che verrebbe connesso ad un trasmettitore bluetooth, in questo modo potremo ascoltare cosa il mio orecchio sta sentendo”.
Angela Puglisi

venerdì 15 agosto 2008

UN PO' DI POESIA...


Se l’estate non è tutta mare e tintarella, un tocco di poesia non può che arricchire di un valore aggiunto le calde notti di plenilunio. Soprattutto se chi scrive è Anna Vasta, poetessa catanese quotata, che affida alla sua ultima raccolta di liriche, Sposa del vento, edita da Prova d’Autore, il compito di evocare ricordi del passato, rimpianti, amori perduti, sconfitte, con l’unico appiglio sicuro della classicità, che ricompone nella catarsi il dolore, senza mai lasciarlo sprofondare nella disperazione. Nessun ricorso a consolatorie soluzioni trascendenti dunque, né a speranze illusorie. Solo un abbandonarsi al Nulla di leopardiana memoria, al Tempo e alla sua inesorabile forza trascinante. Dopo I Malnati (2004) e Quaresimale (2006), la poesia si fa oggi “sposa del vento”, unico “soffio” divino che l’autrice può concepire, e che l’accompagna nell’interpretare il mistero della vita. Quasi epitaffi, i suoi versi brevi e intensi non fuggono via come la vita. Piuttosto, si imprimono nella memoria come ammonimenti che ci ricordano, con rasserenata malinconia, il nostro essere effimeri.
“Un soffio mi alitò / sulle labbra / la vita fuggì / come sabbia”
Giuliana Papa